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Test per la ricerca dello Streptococco

Il test per la ricerca dello streptococco, noto anche come test  rapido per la ricerca dello streptococco o test rapido per SBEA  (streptococco beta emolitico di gruppo A) è un esame che determina se si è stati infettati da un tipo di batterio chiamato streptococco di  gruppo A nella gola. Questo batterio provoca un'infezione nota come  faringite streptococcica (mal di gola da streptococco). Le infezioni streptococciche sono molto comuni, soprattutto nei  bambini tra i 3 e i 15 anni di età.  Di solito si consiglia di eseguire il test rapido per la  ricerca dello streptococco in presenza di mal di gola grave o ricorrente, febbre e linfonodi laterocervicali dolenti.

Il test rapido per la ricerca dello streptococco non è doloroso, da risultati in pochi minuti e non necessita di alcuna preparazione. Il medico utilizza un bastoncino cotonato  (tampone faringeo) per strofinare la parete posteriore della faringe (gola) e delle tonsille ottenendo così un campione che verrà posto in alcuni reagenti che segnaleranno la presenza del batterio. Il test da risultati altamente sensibili e specifici permettendo una diagnosi certa così da poter impostare una terapia antibiotica corretta che in caso di forme virali non ha alcun senso eseguire.

Il test rapido per SBEA impiega circa 15 minuti di tempo. Un  risultato positivo significa che gli streptococchi di gruppo A sono  presenti nella gola e potrebbe essere in corso un'infezione. Un  risultato negativo significa che tali batteri non sono presenti nella  gola.

Sebbene il test rapido sia piuttosto attendibile, gli antibiotici  e i collutori antisettici possono influire sui risultati dell'esame.  Ricordarsi di informare il medico se si assumono antibiotici. Sapendo di  doversi sottoporsi a un test a breve scadenza, evitare l'uso di  collutori che potrebbero produrre risultati falsi negativi.

Test per la ricerca dello Streptococco

Il test per la ricerca dello streptococco, noto anche come test  rapido per la ricerca dello streptococco o test rapido per SBEA  (streptococco beta emolitico di gruppo A) è un esame che determina se si è stati infettati da un tipo di batterio chiamato streptococco di  gruppo A nella gola. Questo batterio...






Tampone antigenico

Prenota il tuo tampone antigenico per SARS-CoV2.
Il tampone rinofaringeo per SARS-CoV-2 (test antigenico) serve a prelevare un campione di materiale biologico dalle vie respiratorie del paziente al fine di ricercare il virus SARS-CoV-2 responsabile della malattia Covid-19. 

Quando?
Tutti i giorni dal lunedì al sabato. 

Costo
€12.00

Tampone antigenico

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Il tampone rinofaringeo per SARS-CoV-2 (test antigenico) serve a prelevare un campione di materiale biologico dalle vie respiratorie del paziente al fine di ricercare il virus SARS-CoV-2 responsabile della malattia Covid-19. 

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Preparazioni galeniche officinali e magistrali

Che cosa sono le preparazioni galeniche omagistrali e officinali?

  • Le preparazioni galeniche magistrali sono quelle che necessitano della prescrizione di una ricetta da parte del medico
  • Le preparazioni galeniche officinali sono quelle che non necessitano di ricetta medica e che sono allestite in base alle ricette della Farmacopea Italiana o di una delle Farmacopee Europee, grazie alla professionalità e preparazione del farmacista.


Se hai bisogno di una preparazione galenica, sia officinale che magistrale, puoi rivolgerti alla nostra farmacia: il nostro Laboratorio Galenico è all’avanguardia e grazie all’esperienza e alla professionalità dei nostri Farmacisti Preparatori siamo in grado di realizzare il farmaco adatto a te.

Puoi chiamare al seguente numero: 0815748113
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Preparazioni galeniche officinali e magistrali

Che cosa sono le preparazioni galeniche omagistrali e officinali?

  • Le preparazioni galeniche magistrali sono quelle che necessitano della prescrizione di una ricetta da parte del medico
  • Le preparazioni galeniche officinali sono quelle che non necessitano di ricetta medica e che sono allest...









IL NOSTRO Blog



26/04/2023

Pronto Soccorso: nuovi codici-colore per il triage

Nei Pronto Soccorso di Regione Lombardia sono entrate in vigore le nuove Linee di indirizzo nazionali per il triage. Si passa da quattro a cinque codici di priorità, ecco i rispettivi significati:

  1. Rosso – critico: interruzione o compromissione di una o più funzioni vitali.
  2. Arancio – acuto: funzioni vitali a rischio.
  3. Azzurro – urgenza differibile: condizione stabile con sofferenza. Richiede approfondimenti diagnostici e visite specialistiche complesse.
  4. Verde – urgenza minore: condizione stabile senza rischio evolutivo. Richiede approfondimenti diagnostici e visite monospecialistiche.
  5. Bianco – non urgenza: problema non urgente.

Nella nuova attribuzione del codice colore, viene valutato non solo il livello di criticità di chi arriva in Pronto Soccorso, ma anche la complessità clinico-organizzativa e l’impegno assistenziale necessari per attivare il percorso di presa in carico. Questo permette di ottimizzare il percorso dei pazienti e migliorarne l’esperienza.

Rispetto alla suddivisione precedente, nel nuovo sistema di triage è stato introdotto il colore azzurro che indica un’urgenza differibile, collocato tra l’arancione (che sostituisce il giallo) e il verde.

Nel referto di dimissione non viene più indicato il colore, ma la definizione di priorità: critico (emergenza), acuto (urgenza), urgenza differibile, urgenza minore, non urgente.

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26/04/2023

Flebite: quali sono i sintomi e quando preoccuparsi

La flebite è un disturbo che si caratterizza da un’infiammazione delle pareti dei vasi sanguigni, in particolare delle vene, il cui esito è spesso un trombo che impedisce la corretta circolazione del sangue. 

In genere, la flebite interessa gli arti inferiori, ma può colpire anche altre vene. Si distinguono la flebite superficiale, che colpisce le vene poste vicino alla superficie della pelle (tromboflebite superficiale), e la flebite profonda (trombosi venosa profonda), che si manifesta più in profondità.

Quali sono i sintomi della flebite e come si cura? Approfondiamo l’argomento con la professoressa Mariagrazia Bordoni, responsabile di Chirurgia Venosa Complessa e degli Accessi presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano e specializzata in chirurgia vascolare presso gli ambulatori Humanitas Medical Care.

Flebite, i sintomi

Tra i sintomi della flebite indichiamo:

  • dolore, che tende ad aumentare e irradiarsi lungo il decorso della vena
  • segni di tumefazione
  • arrossamento e gonfiore
  • sensazione di calore e bruciore

I fattori di rischio della flebite

I fattori di rischio principali per la flebite sono l’immobilità e la sedentarietà. Alcune condizioni poi possono predisporre all’insorgenza di flebiti superficiali, come la presenza di vene varicose, vasi dilatati e scarsa elasticità di parete.

Tra le ulteriori cause si trovano:

  • situazioni di sovrappeso
  • gravidanza
  • utilizzo della pillola contraccettiva o terapia ormonale sostitutiva
  • problemi di coagulazione
  • trauma a una vena
  • assunzione di determinati farmaci

Flebite, quando preoccuparsi?

In presenza di sintomi di flebite (come arrossamento, gonfiore e dolore), è necessario consultare un medico, in modo da tenere monitorata la condizione ed evitare che evolva in quadri più gravi. Quando è interessato il sistema venoso profondo, gli eventuali coaguli di sangue che si possono formare possono migrare e finire nel polmone, determinando una embolia polmonare.

Se ai sintomi si accompagna un importante gonfiore dell’arto inferiore (edema), magari con febbre o difficoltà a respirare, occorre recarsi al pronto soccorso in maniera tempestiva.

Gli esami per la diagnosi di flebite

La diagnosi di flebite avviene sulla base dell’anamnesi, dell’esame medico, dei sintomi, di esami del sangue e indagini strumentali, come ad esempio l’ecodoppler venoso degli arti inferiori che permette di valutare la circolazione venosa delle gambe. 

Se necessari, eventualmente in condizioni particolari, e nei casi più complessi il medico può richiedere esami più specifici come la TAC o la risonanza magnetica.

Come si cura la flebite?

La terapia della flebite prevede anticoagulanti con indicazione diversa nelle forme di flebite superficiale estesa e nei casi di trombosi venosa profonda. Sarà il medico a indicare il farmaco più adatto, il dosaggio e la via di somministrazione.

Si può prevenire la flebite?

La prima cosa da fare per evitare il rischio di flebite è contrastare la sedentarietà. Quando si è costretti a restare seduti a lungo, magari per lavoro, è importante alzarsi dalla sedia ogni tanto, facendo qualche movimento di flessione del piede e della gamba e camminare un po’. Una costante attività fisica aiuta a migliorare anche la circolazione venosa del sangue, con conseguente riduzione della probabilità di un’infiammazione dei vasi.

Anche il controllo del peso corporeo è un aiuto importante per la prevenzione.

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10/05/2023

Prolattina alta: cosa fare?

L’iperprolattinemia (prolattina alta) è un disturbo caratterizzato dall’aumento dei livelli nel sangue della prolattina, un ormone coinvolto in varie funzioni dell’organismo ed, in particolare, responsabile dello sviluppo delle ghiandole mammarie e della produzione di latte materno. La prolattina è un ormone prodotto dall’ipofisi, piccola ghiandola endocrina collocata alla base della scatola cranica. La prolattina è abitualmente presente in livelli piuttosto bassi nel sangue degli uomini e delle donne che non sono in gravidanza o in allattamento.

L’iperprolattinemia è un disturbo curabile, che interessa in particolar modo le pazienti donne di età inferiore ai quarant’anni e che, se non trattato, può influenzare negativamente la qualità della vita di chi ne è interessato. 

Approfondiamo l’argomento con il professor Andrea Lania, Responsabile dell’Unità Operativa di Endocrinologia e Diabetologia presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano.

Prolattina alta: quali sono i sintomi?

L’iperprolattinemia può essere asintomatica o manifestarsi con alcuni sintomi caratteristici, come:

  • produzione di latte in persone che non stanno allattando (galattorrea);
  • diminuzione della densità minerale ossea (osteopenia/osteoporosi);
  • calo della libido;
  • infertilità.

In particolare, le pazienti donne possono manifestare:

I pazienti uomini, invece, possono presentare:

Il prolattinoma tra le cause di iperprolattinemia

Una importante causa di iperprolattinemia è il prolattinoma, un tumore benigno che si sviluppa nell’ipofisi. L’iperprolattinemia può, tuttavia, essere provocata anche da altre patologie (ad esempio, ipotiroidismo, sindrome dell’ovaio policistico e nefropatia cronica) o da terapie farmacologiche (farmaci per il trattamento di ipertensione arteriosa, nausea e disturbi gastrointestinali, pillola anticoncezionale, terapie ormonali).

I pazienti con prolattinoma possono manifestare oltre ai sintomi correlati all’iperprolattinemia anche altri disturbi, tra cui mal di testa e disturbi visivi conseguenti alla possibile presenza di un adenoma di grosse dimensioni (macroadenoma).

Cosa fare in caso di prolattina alta

Il primo passo per la diagnosi è la valutazione dei livelli di prolattina, che viene eseguita attraverso un semplice prelievo di sangue. In presenza di iperprolattinemia è necessario escludere una condizione legata ad una concomitante terapia farmacologica ed effettuare ulteriori esami diagnostici, utili a determinare la causa sottostante il disturbo. La terapia, infatti, dipende dalla causa che l’ha provocata e dall’entità dei disturbi clinici. 
L’iperprolattinemia asintomatica e che non causa ulteriori disfunzioni ormonali non richiede terapia specifica. Il prolattinoma, invece, richiede trattamenti specifici, abitualmente efficaci e risolutivi, che comprendono terapia farmacologica con farmaci agonisti della dopamina, o, in casi selezionati, il trattamento chirurgico al fine di rimuovere il tumore.

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26/05/2023

Reflusso gastroesofageo: quando serve la visita otorinolaringoiatrica?

La visita otorinolaringoiatrica è fondamentale per la prevenzione di vari disturbi, dal reflusso gastroesofageo, una patologia che si manifesta con una risalita del contenuto dello stomaco, acido o biliare, attraverso l’esofago, all’identificazione di lesioni tumorali quando sono ancora piccole e di natura benigna. Ma anche per la prevenzione di patologie uditive o infiammatorie, come la poliposi nasale o le rinosinusiti.

Quando è necessario effettuare una visita otorinolaringoiatrica? E perché, in caso di reflusso, bisogna fare riferimento allo specialista? Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Vanessa Rossi, Otorinolaringoiatra presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano e presso gli ambulatori Humanitas Medical Care.

Visita otorinolaringoiatrica: quando farla?

La visita otorinolaringoiatrica andrebbe eseguita ogni volta che si presenti un sintomo monolaterale o di durata superiore alla norma, tra cui:

  • ipoacusia (calo dell’udito) solo a destra o solo a sinistra;
  • mancanza di equilibrio e vertigini correlate a movimenti specifici e che durano diversi giorni;
  • ostruzione nasale monolaterale;
  • lesioni del cavo orale che non si risolvono entro le due settimane;
  • alterazioni della voce persistenti.

Insomma ogni qual volta si presenti un sintomo facilmente identificabile ma che non si risolve con i farmaci generici o con la terapia indicata dal medico di medicina generale, è opportuno richiedere una visita allo specialista otorinolaringoiatra.

Reflusso gastroesofageo: i sintomi

Le persone interessate da reflusso gastroesofageo tendono a presentare sintomi piuttosto frequenti e comuni che possono comportare la necessità di un controllo otorinolaringoiatrico. Il primo sintomo a cui prestare attenzione è la tosse, secca e persistente, che si manifesta di giorno e, in particolar modo, di notte. Un altro sintomo frequente è l’impressione della presenza di un corpo estraneo (globo faringeo) con costrizione in gola e prurito, a cui si associa la sensazione di avere del catarro in gola, che in realtà è una saliva più densa del dovuto, correlata alla risalita del reflusso. Infine, in alcuni casi può svilupparsi anche una disfonia, ossia un’alterazione della voce determinata dall’infiammazione cronica del reflusso, che provoca un edema delle corde vocali o del primo tratto dell’esofago cervicale (regione retrocricoidea).
Quando l’infiammazione provocata dal reflusso diventa cronica, inoltre, possono formarsi granulomi: neoformazioni benigne che, a lungo andare, possono evolvere in forme tumorali. Per questo, in presenza dei sintomi sopra descritti è importante effettuare una visita otorinolaringoiatrica. L’esame obiettivo e gli eventuali test di approfondimento, infatti, permetteranno di arrivare a una diagnosi differenziale da altre patologie oppure alla conferma della presenza del reflusso, che potrà essere così trattato efficacemente.

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21/06/2023

Estate: come proteggere gli occhi

Nei mesi estivi, in cui la luce è più intensa, occorre prestare attenzione ai danni che i raggi ultravioletti possono provocare agli occhi. Ma non solo: complici anche le vacanze e le giornate soleggiate grazie alle quali si passa in genere più tempo all’aperto, gli occhi possono incorrere anche in altri rischi.

A cosa prestare attenzione e come proteggerli? Approfondiamo l’argomento con il professor Paolo Vinciguerra, direttore del Centro Oculistico presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

Occhiali da sole, fondamentali contro i raggi ultravioletti

I raggi ultravioletti (UV) possono provocare, nel corso degli anni, lo sviluppo di una serie di patologie. Tra queste figurano disturbi più lievi, come le ustioni di cornea e congiuntiva, che si curano con l’applicazione di una pomata oftalmica cicatrizzante, ma anche patologie più severe. Una conseguenza dell’esposizione prolungata ai raggi UV, infatti, può essere l’insorgenza di cataratta e degenerazione maculare, per le quali è invece necessario il trattamento chirurgico.

Per proteggersi dai raggi UV è necessario indossare gli occhiali da sole, soprattutto negli orari in cui i raggi solari sono più intensi. Attenzione, però, alla qualità delle lenti, che devono impedire il passaggio della totalità delle radiazioni nocive. Importante, dunque, fare riferimento a un negozio di ottica ed evitare prodotti low-cost o dalla qualità non certificata. Lenti di scarsa qualità, infatti, non schermano adeguatamente dalle radiazioni ultraviolette e, al contempo, possono invece bloccare radiazioni utili alla visione, comportando così una minor capacità visiva.

Occhi: vento, polvere e sabbia tra le cause di un’infiammazione 

Oltre ai raggi del sole occorre considerare i rischi legati ad altri agenti esterni. Il vento, per esempio, e i granelli di polvere, terriccio o sabbia, possono comportare lo sviluppo di un’infiammazione.

Possiamo riconoscere un occhio infiammato da alcuni sintomi caratteristici:

Occhi rossi: che cos’è l’iperemia congiuntivale

Quando gli occhi si arrossano a seguito di una lesione causata da un corpo estraneo parliamo di iperemia congiuntivale. L’iperemia congiuntivale può interessare entrambi gli occhi o anche soltanto uno ed è tendenzialmente provocata dal contatto di questi con gli agenti che abbiamo menzionato: polvere, sabbia o terriccio. Può capitare che sia la persona stessa, toccandosi il viso e gli occhi con le mani non adeguatamente pulite, a favorire il contatto con il corpo estraneo che provocherà il disturbo.

L’occhio, irritato e infiammato, attiva una risposta che comporta la dilatazione dei vasi sanguigni e la lacrimazione, al fine di espellere naturalmente il corpo estraneo. La particella di sabbia o polvere viene eliminata velocemente, ma può comunque arrecare fastidio, in particolar modo se resta bloccata sotto la palpebra superiore, a contatto della cornea, la membrana trasparente che protegge pupilla e iride. Il rischio, in tal caso, è che provochi un’abrasione

Le abrasioni della cornea possono essere provocate anche da un continuo ammiccamento: si tratta, anche in questo caso, di un meccanismo automatico per cercare di eliminare il corpo estraneo, che tuttavia rischia di aumentare il rischio di danni.

Corpo estraneo negli occhi: cosa fare

Bisogna intervenire rapidamente senza sottovalutare i sintomi dell’infiammazione oculare. Trascurare un’irritazione, infatti, può comportare lo sviluppo di danni e patologie degli occhi piuttosto severe. Come comportarsi, dunque, in presenza di irritazione? 

Per prima cosa è importante lavarsi le mani, poi si deve procedere a detergere la zona perioculare con salviette oculari disinfettanti e in maniera delicata. In caso non si abbiano delle salviette disinfettanti, si possono anche sciacquare gli occhi con acqua dolce: da evitare assolutamente, invece, il contatto con acqua salata o cloro. Dopo aver deterso gli occhi, è importante non toccarli o strofinarli e non utilizzare lenti a contatto fino alla risoluzione del problema.

Nella maggior parte dei casi i sintomi si risolvono in appena qualche ora, ma se sono più persistenti si può fare ricorso a collirio con acido ialuronico o aminoacidi, utile per nutrire e lubrificare. 

Quando andare dall’oculista?

Vi sono alcuni casi in cui non sono sufficienti le norme igieniche e l’uso di collirio per trattare il disturbo ed è necessario fare riferimento allo specialista oculista. Quando, infatti, nonostante il corpo estraneo sia fuoriuscito, l’occhio continua a presentare sintomi come arrossamento, bruciore e lacrimazione, a cui si aggiunge anche la perdita di secrezioni, potremmo trovarci di fronte a congiuntivite batterica.

Si tratta, in questo, caso, di un’infezione che necessita una terapia farmacologica per essere risolta. Bisogna dunque contattare l’oculista in 1-2 giorni dall’esordio del disturbo, in modo tale da iniziare prontamente il trattamento indicato, che viene valutato dallo specialista in base alla tipologia di infezione contratta.

Proteggere gli occhi: anche l’idratazione è importante

L’occhio, o meglio i tessuti che lo compongono, contengono al 90% acqua: è dunque importante, per la sua salute, che venga mantenuto sempre ben idratato. Nei mesi estivi, con la sudorazione e l’aria degli ambienti interni più secca a causa di aria condizionata o deumidificatori, si verifica una maggior perdita di liquidi che, quando risulta eccessiva, può condurre a una contrazione del vitreo. Il vitreo è quel tessuto gelatinoso posto tra cristallino e retina che, contraendosi, può separarsi traumaticamente dalla retina producendo rotture retiniche che favoriscono il distacco della retina, una patologia piuttosto severa. Un altra conseguenza della carenza di liquidi è l’insorgenza della cosiddetta sindrome dellocchio secco: un fastidioso disturbo che comporta una carenza nella produzione di lacrime.

Il primo passo per aiutare la salute dei nostri occhi è anche il più semplice: bere molta acqua, almeno un litro e mezzo ogni giorno. Non aiutano una buona idratazione, invece, le bevande dolcificate, che aumentano l’assorbimento di liquidi per diluire gli zuccheri assunti, i cibi molto grassi, il sale e le spezie. 

Qualora gli occhi fossero particolarmente secchi è inoltre consigliato l’utilizzo di sostituti lacrimali: colliri che non contengono al loro interno farmaci che aiutano a lubrificare l’occhio, aiutando anche a diminuire il rischio di sviluppare infiammazioni.

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